Università Popolare di Firenze

Social Teaching

Storia


Le Università popolari sono nate in Italia tra il 1900 e il 1901 ad opera del Partito Socialista e dei sindacati seguendo gli esempi già attivi nel XIX secolo in Danimarca e Svezia, e sul finire dello stesso secolo in Inghilterra. La diffusione fu rapida in Italia come lo fu contemporaneamente in tutta Europa. Nacquero nelle maggiori città, nelle città di provincia, ma anche in piccoli comuni di tutta Italia. Alla base di quel movimento vi era l'idea di diffondere l’istruzione tra il popolo per mezzo di conferenze, dibattiti, distribuzione di opuscoli e libri. Fondamentale fu l'apporto della rivista quindicinale L'Università Popolare fondata da Luigi Molinari a Mantova nel 1901 e trasferita a Milano nel 1906 dove la diresse fino al 1918.

Altrettanto fondamentale fu l'apporto fornito dal linguista e indologo Francesco Lorenzo Pullè (1850-1934), che organizzò a Milano nel 1906 il I Congresso internazionale delle Opere di educazione popolare, a cui partecipò un buon numero delle circa 70 Università popolari allora operanti in Italia. Nel 1908 Pullè partecipò a Parigi al II Congresso internazionale e costituì, insieme alla Consorelle europee, la Confederazione Internazionale delle Università Popolari, di cui gli fu affidata la presidenza per i meriti nel frattempo acquisiti.

Le vecchie Università popolari ripresero vita nel dopoguerra dopo la caduta del fascismo che le aveva chiuse o inglobate. In seguito sorsero e si svilupparono altre Istituzioni culturali che assunsero denominazioni differenti, tra cui l'Università della Terza Età, dell'età libera, del tempo libero, aperta, ecc.

Le Università popolari sono Istituzioni culturali ben distinte dalle Università della Terza Età. Infatti non solo appartengono a Organizzazioni associative diverse, ma hanno obiettivi diversi da quelle. Mentre le Università della Terza Età si rivolgono ad un'utenza ben precisa, come ne afferma la denominazione, le Università popolari si rivolgono indistintamente a tutti, senza distinzione di età, sesso, confessione religiosa, etnia.

I principi ottocenteschi ispiratori delle Università popolari, in tutta Europa, furono quelli di fare avvicinare alla cultura tutti i ceti sociali, specialmente quelli più emarginati. In questa azione sociale si distinsero allora i socialisti e i sindacalisti, ma in seguito questi principi furono affermati da tutti gli spiriti democratici e liberali.

 

Breve storia dell’ Università Popolare di Firenze

Sorta fra il 1900 e il 1901 l'Università Popolare di Firenze fu forse al tempo, dopo quella di Milano, la più rilevante in termini di forza dell'associazione, di latitudine delle attività (lezioni e conferenze, visite e gite, pubblicazione di un proprio bollettino ecc.). Annessa all'Università Popolare, prima come piccola struttura sociale interna, poi (1907) come frutto di una convenzione col Comune di Firenze, operò una Biblioteca, appunto la Biblioteca dell'Università Popolare la quale pure - in termini di consistenza e di fruizione (prestiti, lettura) - divenne presto una delle più rilevanti strutture nazionali per la lettura e per l'educazione popolare.

L'Università Popolare e la sua Biblioteca chiusero i battenti nel 1975, al seguito di una lunga fase di crisi. Una vita così lunga non deve dare però l'immagine della continuità. L'Università Popolare di Firenze ebbe infatti, come le altre sue "consorelle", vita travagliata. Pur rafforzatasi notevolmente nel corso del primo decennio del secolo, il Comune di Firenze a guida moderata le negò, durante gli anni della prima guerra mondiale, il sussidio ormai tradizionale, per via del non perfetto allineamento dell'Università Popolare alla propaganda governativa del tempo.

Cresciuta nel clima delle agitazioni politiche del primo dopoguerra, costituì per il fascismo al governo (1922) e per i suoi rappresentanti locali un obiettivo da conquistare e un ostacolo da rimuovere ai fini dell'irreggimentazione delle masse nel regime. In un primo momento (1927) essa fu quindi fascistizzata, subendo la modifica d'autorità dei propri organi dirigenti sino ad allora liberamente eletti dai soci. In un secondo momento il regime vi concentrò altri istituti culturali fiorentini, sino a farne la sezione fiorentina dell'Istituto Fascista di Cultura poi Istituto di Cultura Fascista.

Solo la Liberazione di Firenze e l'attenzione portata dalle prime amministrazioni locali dell'età repubblicana a quella che era ancora un simbolo dell'educazione e della lettura popolare in città, fecero non solo rinascere la Università Popolare e la sua Biblioteca, ma le conferirono anche, almeno sino a metà degli anni Cinquanta, un ruolo culturale cittadino autonomo e di tutto rispetto. Da quella data, il suo profilo fu parzialmente oscurato in città da altre, più aggiornate e più dinamiche proposte culturali. Rimaneva però la sua importante Biblioteca, ampliatasi in tutti i decenni passati, e che non a caso rappresentava al momento della crisi finale dell'Università Popolare la sua eredità forse più preziosa. (fonti: www.wikipedia.it, www.comunedifirenze.it)


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